l'infinito Leopardi
Publié le 08/12/2014
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Meriem
Fanchi
TLS
totalità della poesia.
Dunque, il narratore si abbondona, si lascia andare attraverso la sua
immaginazione debordante e il rumore del vento che storme alle sue orecchie, questo è un
momento che l'autore si gode totalmente.
Inoltre, cui la natura è assimilata all'infinità, caratteristica che permette al narratore di
finalmente sentirsi in vita, in vita in modo senza limiti, un universo che supera quello umano,
quello terrestre.
L'autore comincia con un'anastrofi al verso 1 che rivela a quale punto egli
concede dell'importanza a quel monte dove si trova visibilmente: "sempre caro mi fu
quest'ermo colle".
Su quel colle, il narratore può godere di "interminati/ spazi" (v.4-5), spazi
infiniti, mozzafiato, il che si capisce facilmente grazie all'iperboli e all'enjambement cui utilizzati
per amplificare l'effetto di infinità.
Possiamo anche aggiungere il fato che l'anastrofe verso 4 a
7 (“interminati / spazi di là da quella, e sovrumani /silenzi, e profondissima quiete / io
nel pensier mi fingo”) amplifica l 'immagine della specie di fuga del pensiero del narratore
attraverso questo mondo parallelo.
In effetti, egli non è sodisfatto di quel mondo terrestre a da
offrili, perché il mondo che conosciamo tutti è finito ed'è per questo che esso è malinconico e
pessimista.
Quest'ultimo ha bisogno di un nuovo soffio nella vita, soffio qui simbolizzato dalle
numerose allitterazione della "s", quel che vediamo soprattutto nel verso 5 a 6: "Spazi di là da
quella, e sovrumani/ Silenzi, e profondissima quiete”.
Quindi, la natura immaginata dal narratore è come una specie di porta verso un
universo nel quale egli si può finalmente sfogare sprigionare quel che lo fa soffrire dal
interno.
In parallelo, questa poesia rivela la “potenza” della natura, cui la natura è vista come
onnipotente ed’ha come caratteristica prima: l’infinità che svantaggia l'uomo come essere
finito.
Ma, cui, più che mai, quello che circonda il narratore è legato alla morte, sentimento o
sensazione paradossale visto che è vissuta come bene, il narratore si gode questa sua “dolce
morte”.
Ma quello che a prima vista sembra essere scappatoia verso un mondo migliore senza
limiti si trasforma in un universo dove l'uomo non può che esserne la "marionetta".
l'aggettivo
iperbolico al verso 15 ("sovrumani") è all'immagine del mondo creato dal poeta ma al quale gli
sfugge velocemente il controllo.
In questo testo si può quasi quasi parlare di megalomania,
cosa che è ben illustrata grazie al l'onomatopea della parola "profondissima" (cui iperbolica
grazie al suo superlativo) che può designare l'ambiante che regna in uno spazio senza limiti,
spazio pieno di un silenzio pesante, inquietante.
Ed'è in "quello/ infinito silenzio" ( verso
sottolineato da un'enjambement che forza il lettore come il "protagonista" di quest'evento a
trattenere il suo soffio, il che da un effetto di soffocamento) che il narratore cerca
disperatamente una specie di aiuto, di punto di riferimento che spera trovare in "questa voce",
il che è ben percepibile grazie all'uso di questa antitesi.Nonostante gli sforzi di quest'ultimo,
egli finisce col annegare psicologicamente, mentalmente, quel che si nota al verso 14 con la
personificazione del pensiero: "s'annega il pensiero mio".
Così, l'infinità della natura vista dal
narratore è a doppio taglio, è un universo che ci libera dai limiti che impone il mondo terrestre
ma in cambio questo mondo senza limiti stabilisce altre regole alle quali egli si deve piegare
anche se ne deve pagare il prezzo più alto.
In oltre, notiamo che il pericolo che ripresenta questa natura infinita, è una cosa che il
narratore sabra godere.
Cui l'autore a un rapporto speciale al tempo, essendo pessimista,
vede il tempo trascorre davanti ai suoi occhi con rammarico, senza poter far nulla,
senza veramente volere far qualche cosa visto che è impossibile per un semplice mortale di
impossessarsi del tempo ormai perso, il che è ben illustrato dal la formula del verso 12: "morte.
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